martedì 18 dicembre 2012
mercoledì 5 dicembre 2012
sabato 24 novembre 2012
Si invitano tutti gli studenti ad intervenire nel blog attraverso riflessioni, articoli, approfondimenti culturali ecc.
Gli elaborati, completi di firma dell'autore, devono essere inviati al seguente indirizzo: comunitaliceoterracina@gmail.com
L'Amministratore del blog si riserva di escludere gli elaborati che veicolino messaggi offensivi, lesivi della sensibilità pubblica, o che richiamino temi di tipo politico o religioso.
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Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
25 novembre 2012
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Il Regno delle Donne
C’è un regno tutto tutto tuo
che abito la notte
e le donne che stanno lì con te
son tante, amica mia,
sono enigmi di dolore
che noi uomini non scioglieremo mai.
Come bruciano le lacrime
come sembrano infinite
nessuno vede le ferite
che portate dentro voi.
Nella pioggia di Dio
qualche volta si annega
ma si puliscono i ricordi
prima che sia troppo tardi.
ed accende d'oro e porpora il mare
lo splendore è in voi
non svanisce mai
perché sapete che può ritornare il sole.
E se passa il temporale
siete giunchi ed il vento vi piega
ancor più forti voi delle querce e poi
anche il male non può farvi del male.
Una stampella d'oro
per arrivare al cielo
le donne inseguono l'amore.
Qualche volta, amica mia,
ti sembra quasi di volare
ma gli uomini non sono angeli.
Voi piangete al loro posto
per questo vi hanno scelto
e nascondete il volto
perché il dolore splende.
Un mistero che mai
riusciremo a capire
se nella vita ci si perde
non finirà la musica.
Guarda il sole quando scende
ed accende d'oro e porpora il mare
lo splendore è in voi
non svanisce mai
perché sapete che può ritornare il sole
dopo il buio ancora il sole.
E se passa il temporale
siete prime a ritrovare la voce
sempre regine voi
luce e inferno e poi
anche il male non può farvi del male.
Alda Merini
In difesa della Scuola pubblica
Piero Calamandrei, discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950
Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico".
Piero Calamandrei |
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico".
Lavori preparatori dell'Assemblea Costituente
22 aprile 1947
Discussione sull'articolo 34 della Costituzione
"La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per
almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi
di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo
diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che
devono essere attribuite per concorso"
On. Antonio Pignedoli, 29 anni, laureato in fisica.
Noi siamo al di fuori e al di sopra di ogni
esasperato spirito nazionalistico anche dal punto di vista della rivendicazione,
dinanzi al mondo delle nostre glorie scientifiche; ma noi sentiamo, però, che la
tradizione italiana, che la gloria di Leonardo, quella di Galileo, la gloria di
Volta e di Pacinotti, di Ferrari, e di Marconi non sono tali da poter essere
dimenticate dinanzi al mondo e sentiamo ancora più che è necessario tutelarne lo
spirito e la grandezza.
Per questo io non ho mai plaudito sufficientemente
e non avrò mai sufficientemente approvato quella dizione del nostro progetto
costituzionale, nella quale si parla di aiutare i giovani migliori, anche se
privi di mezzi, anzi soprattutto se privi di mezzi, a raggiungere le alte
espressioni della cultura e le altissime posizioni dell'insegnamento e della
ricerca scientifica.
A questo la scuola italiana, onorevoli colleghi,
deve assolutamente impegnarsi e la Repubblica deve lavorare con ogni mezzo, e
gli uomini che hanno la responsabilità delle decisioni in questo campo dovranno
agire con intensa passione e con alta convinzione; perché, onorevoli colleghi,
io sono certo di non usare espressioni di esasperato nazionalismo, ma di dire
semplicemente la verità; non esalto infatti glorie militari o fatti che si
sperdono nelle lontananze della storia o della leggenda, ma esalto glorie
effettive della nostra stirpe.
Io vi dichiaro: la Repubblica difenderà e
proteggerà i ricercatori e gli studiosi e avvierà i giovani migliori alle
altissime posizioni, da cui poi, brillerà il loro genio, perché se si spegnesse
la civiltà scientifica italiana, ne avrebbe grave pregiudizio la civiltà del
mondo.
Pericle, Discorso agli Ateniesi
[ II, 37,1] χρώμεθα γὰρ
πολιτείᾳ οὐ ζηλούσῃ τοὺς τῶν πέλας νόμους, παράδειγμα δὲ μᾶλλον αὐτοὶ ὄντες τισὶν
ἢ μιμούμενοι ἑτέρους. καὶ ὄνομα μὲν διὰ τὸ μὴ ἐς ὀλίγους ἀλλ’ ἐς πλείονας οἰκεῖν
δημοκρατία κέκληται· μέτεστι δὲ κατὰ μὲν τοὺς νόμους πρὸς τὰ ἴδια διάφορα πᾶσι
τὸ ἴσον, κατὰ δὲ τὴν ἀξίωσιν, ὡς ἕκαστος ἔν τῳ εὐδοκιμεῖ, οὐκ ἀπὸ μέρους τὸ
πλέον ἐς τὰ κοινὰ ἢ ἀπ’ ἀρετῆς προτιμᾶται, οὐδ’ αὖ κατὰ πενίαν, ἔχων γέ τι ἀγαθὸν
δρᾶσαι τὴν πόλιν, ἀξιώματος ἀφανείᾳ κεκώλυται. [II, 37,2] ἐλευθέρως δὲ τά τε πρὸς
τὸ κοινὸν πολιτεύομεν καὶ ἐς τὴν πρὸς ἀλλήλους τῶν καθ’ ἡμέραν ἐπιτηδευμάτων ὑποψίαν,
οὐ δι’ ὀργῆς τὸν πέλας, εἰ καθ’ ἡδονήν τι δρᾷ, ἔχοντες, οὐδὲ ἀζημίους μέν,
λυπηρὰς δὲ τῇ ὄψει ἀχθηδόνας προστιθέμενοι. [II, 37,3] ἀνεπαχθῶς δὲ τὰ ἴδια
προσομιλοῦντες τὰ δημόσια διὰ δέος μάλιστα οὐ παρανομοῦμεν, τῶν τε αἰεὶ ἐν ἀρχῇ
ὄντων ἀκροάσει καὶ τῶν νόμων, καὶ μάλιστα αὐτῶν ὅσοι τε ἐπ’ ὠφελίᾳ τῶν ἀδικουμένων
κεῖνται καὶ ὅσοι ἄγραφοι ὄντες αἰσχύνην ὁμολογουμένην φέρουσιν.
“[II, 37,1] Utilizziamo
infatti un ordinamento politico che non imita le leggi dei popoli confinanti,
dal momento che, anzi, siamo noi ad essere d'esempio per qualcuno, più che
imitare gli altri. E di nome, per il fatto che non si governa nell'interesse di
pochi ma di molti, è chiamato democrazia; per quanto riguarda le leggi per
dirimere le controversie private, è presente per tutti lo stesso trattamento;
per quanto poi riguarda la dignità, ciascuno viene preferito per le cariche
pubbliche a seconda del campo in cui sia stimato, non tanto per appartenenza ad
un ceto sociale, quanto per valore; e per quanto riguarda poi la povertà, se
qualcuno può apportare un beneficio alla città, non viene impedito
dall'oscurità della sua condizione. [II, 37,2] Inoltre viviamo liberamente come
cittadini nell'occuparci degli affari pubblici e nei confronti del sospetto che
sorge nei confronti l'uno dell'altro dalle attività quotidiane, non adirandoci
con il nostro vicino, se fa qualcosa per proprio piacere, né infliggendo
umiliazioni, non dannose ma penose a vedersi. [II, 37,3] Trattando le faccende
private, dunque, senza offenderci, a maggior ragione, per timore, non
commettiamo illegalità nelle faccende pubbliche, dato che prestiamo obbedienza
a coloro che di volta in volta sono al potere ed alle leggi e soprattutto a
quante sono in vigore per portare aiuto contro le ingiustizie e quante, benchè
non siano scritte, comportano una vergogna riconosciuta da tutti”.
Tucidide, Guerra del Peloponneso, II, 37, 1 - 3.
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